Buona autostima o narcisismo? Una guida pratica per riconoscere le differenze

È noto che chi possiede una buona autostima trasmette sicurezza e carisma. Ma come riconoscere un narcisista dietro a questa apparente sicurezza? Quali strumenti possiamo utilizzare per distinguerlo da chi ha una genuina autostima? In apparenza, autostima e disturbo narcisistico condividono una visione positiva di sé (Campbell, Rudich & Sedikides, 2002), e spesso il narcisista è visto come una persona con un’ autostima esageratamente alta. Questo articolo vuole essere una guida breve per comprendere i concetti di “narcisismo”, “autostima” e “disturbo narcisistico di personalità”. Analizzando più a fondo, capiremo come i meccanismi alla base del disturbo narcisistico e dell’autostima siano qualitativamente diversi, manifestandosi attraverso caratteristiche e comportamenti riconoscibili. Che cosa intendiamo per “narcisismo”? È importante chiarire che il “narcisismo” è più accuratamente definito come “disturbo narcisistico di personalità“. In psicologia, il narcisismo si colloca lungo uno “spettro”, che va dal narcisismo sano al narcisismo patologico o maligno (Pincus & Lukowitsky, 2010; Migone, 1993). Mentre il narcisismo sano è tipico di persone carismatiche, assertive e sicure di sé, con una forte autostima (Freud, 1914; Migone, 1993), il disturbo narcisistico di personalità comporta un’immagine grandiosa di sé, un bisogno eccessivo di ammirazione, mancanza di empatia e sfruttamento delle relazioni (DSM-V, 2014). Questi tratti causano sofferenza per l’individuo e per le persone vicine, essendo considerati patologici. Per questo motivo, descriviamo il narcisismo disfunzionale come “narcisismo maligno” o “disturbo narcisistico di personalità”. 

Per sintetizzare le principali differenze tra una sana autostima e il disturbo narcisistico di personalità, proponiamo una suddivisione in 3 grandi polarità:

Adeguatezza vs Superiorità

Chi ha una buona autostima si sente adeguato e riconosce il proprio valore senza aver bisogno di essere superiore agli altri. Si apprezza per ciò che è, ma non si vede come migliore degli altri. Chi soffre di disturbo narcisistico, invece, si sente superiore e crede di avere diritti e privilegi unici: immaginano di essere capaci di migliorare il mondo se lo governassero loro. La convinzione fondamentale alla base del narcisismo patologico è: “Io sono superiore agli altri”. Questo atteggiamento spesso nasce nell’infanzia, probabilmente a causa di continue lodi esagerate da parte dei genitori, creando una visione di sé vincente ma condannandoli a dover continuamente confermare la propria superiorità (Brummelman, Thomaes & Sedikides, 2016; Campbell, Rudich & Sedikides, 2002).

Profondità vs Labilità

La convinzione di superiorità tipica del narcisismo è spesso instabile e fragile: richiedono continui feedback positivi dagli altri per credere di essere sempre i migliori (Campbell et al. 2002; Pincus, 2010). Per ottenere tali conferme, il narcisista maligno può apparire affascinante e unico agli occhi altrui. Tuttavia, questo fascino superficiale tende a svanire con l’approfondimento della conoscenza. A differenza di chi ha una buona autostima, il narcisista maligno non mira a stabilire un legame autentico e profondo, ma usa gli altri come mezzi di conferma esterna.

Empatia vs Dominio

Le differenze tra narcisismo e autostima si evidenziano soprattutto nella sfera sociale: abbiamo visto che il narcisista patologico cerca una posizione di superiorità e dominio sugli altri (Brummelman et al. 2016), arrivando a manipolare gli altri a proprio vantaggio tramite menzogne. Poter contare su potere e status sociale elevato diventa fondamentale, al punto che le relazioni spesso vengono trascurate. Chi ha una buona autostima, al contrario, ha sviluppato empatia, ossia la capacità di comprendere e rispettare il punto di vista altrui: non si pone in modo gerarchico rispetto agli altri. Cerca di “camminare al loro fianco”, coltivando relazioni profonde, intime e soddisfacenti.

Per concludere, individuare le caratteristiche del narcisismo patologico, per distinguerlo da quello sano e da una buona autostima, può aiutare a chiarire un tema spesso dibattuto e frainteso. Tuttavia, è importante ricordare che non dobbiamo etichettare gli altri basandoci solo su queste polarità: ogni essere umano è unico, come uniche sono le loro sfumature individuali.

Alessandra Del Ben, Psicologo (Pordenone)